Frosinone dopo le elezioni

Il voto

Che a Frosinone alle elezioni amministrative avrebbe vinto nuovamente la destra era chiaro da molto tempo, cioè da quando in questi anni alcuno si è opposto in maniera decisa creando conseguentemente un riferimento oppositivo cittadino.

La scelta all’ultimo secondo di Marzi, si era già scritto, evitava una costruzione democratica del campo largo. Evidentemente il vero potere locale non poteva permettere ancora una volta la presenza in consiglio di “nuovi” outsider non completamente subordinati ai capoccia locali.

Alcuna soluzione ha offerto la scelta dei socialisti di percorrere da soli l’ultimo tratto di strada, cercando forse di scrollarsi di dosso la presenza ingombrante dell’alleato di sempre il PD. Purtroppo troppi anni di malgoverno e poca trasparenza non potevano rigenerarsi in qualche mese.

La divisione del voto cittadino tra la collina e le zone ai piedi, fotografa una città che sembra più la sommatoria di quartieri che una unita. Il campo largo, non avendo alcuna proposta per le problematiche dei quartieri “difficili” e per le periferie, viene sconfitto dove invece doveva trovare spazio; la città più in difficoltà vota chi li ha messi alle strette in questi anni!

I vincitori

I vincitori vedono un colonnello subentrare ad un caudillo. Riuscirà il primo ad emanciparsi da quest’ultimo? Le politiche di restringimento della cosa pubblica, la penalizzazione dei servizi e dei cittadini, l’amore utilitaristico della grandi opere, la gestione amministrativa molto allegra, il disprezzo per la democrazia, il razzismo latente e conclamato saranno ancora i tratti di questa nuova amministrazione. Certo su essa non penderà la spada di Damocle del ripianamento di una parte del debito, ma sarà altrettanto spericolata nel percorrere strade impervie come ha fatto il caudillo/incollatore pur di rappresentare risultati, che in realtà non si rilevano?

Il consiglio

Si prevede un consiglio comunale con ampia maggioranza visto che il campo largo è riuscito a far eleggere alcuni sostenitori delle due giunte precedenti. L’opposizione reale sarà ridotta verosimilmente a due/tre consiglieri. Ma sarà opposizione politica o tecnica/chiacchiericcia? Una opposizione non partitica ma individuale, che non coinvolge la popolazione, che non ha mezzi d’informazione, che non prevede campagne sui temi politici,  potrà chiamarsi tale? Potrà costruire un “campo veramente largo” unico antidoto possibile per le prossime lontane elezioni? Riuscirà a affrontare temi generali e particolari con la popolazione, incutendo fiducia e comprendendo i bisogni reali? Avrà cura di difendere la democrazia?

In questa tornata elettorale tanti devono essere annoverati tra gli sconfitti. Anche le formazioni, come chi scrive, di opposizione di piazza devono trarre esperienza e nuova linfa per non gettare definitivamente  la spugna. L’attività politica, complessa, fatta di ricerca, analisi, denuncia e proposta documentata sottoposta ai partiti che si opponevano ad Ottaviani, non è stata sufficiente, forse perché limitata all’ambito locale. Un’azione efficace deve guardare oltre. Di  questo si dovrà prendere atto.

E’ necessario tornare a  denunciare con più forza  una legge elettorale che incorona un podestà, il quale potrà disporre a piacimento del governo della città . Tale dispotismo, – democratico ? -, implica che alla contesa elettorale partecipino i soliti soggetti, storici collettori di voti, i quali attingono da un serbatoio costruito in anni di attività. Ecco perché, indipendentemente dal sindaco incoronato, a sedere sugli scranni consiliari saranno i soliti noti  variamente distribuiti nell’emiciclo.

E’ necessario battersi affinché si definisca una legge elettorale in grado di consentire una vera partecipazione, per chi non poteva, non può  e non potrà mai avere i mezzi finanziari per competere, visto anche l’asservimento completo della stampa locale al potere, ovunque esso sia allocato. Nel corso di questi anni e anche durante la campagna elettorale, l’attività del collettivo è stata apprezzata da molti, ma mai utilizzata, per opporsi alla destra. Il mancato confronto, l’incomprensione politica, la scarsa visibilità,  il tema della partecipazione di fatto scevra dai meccanismi elettorali,  devono essere temi di discussione per riavviare senza pregiudizi il confronto per chi crede in una città e in un mondo diverso.

PROPOSTA

E’ stata insomma persa un’altra occasione per la democrazia partecipata. Rimane per tutti la necessità di costruire un luogo di confronto dove affrontare insieme i temi cittadini e non solo. E a questi bisogna anche aggiungere una riflessione sulla vicenda nazionale dove la destra, così come a Frosinone, si presenta per la prima volta come partito maggioritario. Altra ragione che non ci può indurre a fermarci e ritentare di costruire.

Un primo appuntamento sul voto e sulla partecipazione democratica si propone per sabato 16 luglio alle ore 21 in piazza Garibaldi a Frosinone

Precedente E se lo dice Repubblica... Successivo ODE AL BILANCIO RISANATO