Frosinone bilancio catastrofico. Città allo sbando e lavoratori alla fame. E non è ancora finita

FROSINONE BILANCIO CATASTROFICO. CITTA’ ALLO SBANDO E LAVORATORI ALLA FAME. E NON è ANCORA FINITA

Cap 1)

All’inizio di maggio dopo i rimbalzi del TAR e del Consiglio di Stato (un classico a Frosinone per ogni appalto), Cialone ce l’ha fatta per il TPL trasporto pubblico locale + ascensore inclinato, estromettendo la paesana GEAF, con un bando che non cambia alcunché dei problemi legati alla mobilità dei cittadini, anche perché l’Ente oltre l’IVA non ha inteso mettere un solo euro in più sul servizio (pagato interamente dalla Regione).

La durata del servizio è di cinque anni dalla data di sottoscrizione del contratto. L’importo massimo complessivo della gara è pertanto pari ad €. 9.983.131,20 ed in più spetteranno all’impresa affidataria gli introiti derivanti dalla vendita dei titoli di viaggio e dalla esposizione di pubblicità.

Nel passaggio del servizio “purtroppo” si sono persi i lavoratori che prestavano servizio all’ascensore inclinato (ex Multisetrvizi per intenderci), che sono rimasti a casa anche dopo la fine del lockdown, nonostante il capitolato preveda l’utilizzo del personale attualmente impiegato nell’esecuzione del servizio.

Quisquiglie diceva qualcuno qualche anno fa. …E si ricomincia con i tribunali!

 

Cap 2)

Ad aprile per allietarci il lockdown a Frosinone è intervenuta la Corte dei Conti che con una nota urgente e pesante (18 pagine) segnala brutalmente al Comune che  il piano di rientro del debito non sta andando troppo bene: «L‘”accertamento da parte della competente Sezione regionale della Corte dei conti di grave e reiterato mancato rispetto degli obiettivi intermedi fissati dal piano” comporta l’applicazione del termine non superiore a venti giorni per la deliberazione del dissesto»

«rispetto a un disavanzo-obiettivo da conseguire nell’anno 2018 in complessivi € 25.953.200,64, il disavanzo finale per l’anno 2018 è calcolabile nuovamente in € 32.923.787,02 […] [la Corte dei Conti] Rileva per la gravità dello scostamento, il fatto che il medesimo appaia maggiore dell’importo del disavanzo originario dedotto in riequilibrio e che esso riporti sostanzialmente il Comune in una situazione quantitativamente identica a quella originaria, annullando ogni effetto migliorativo nelle more conseguito».

Eppure non si può dire che l’Amministrazione non si sia impegnata e non si stia impegnando a tagliare, disoccupare, alzare le tasse, svendere, … impoverire, insomma, la città. Ma non basta nemmeno l’ultimo disperato drammatico piano di tagli che mostriamo nello stesso modo in cui l’Amministrazione, impietosamente, se ne è “fregiata” davanti alla Corte dei Conti:

Peccato che dietro quei numeri ci siano famiglie, prospettive, qualità della vita oltre ad almeno 50 lavoratori* a cui vengono dimezzat* le ore di lavoro nel migliore dei casi o licenziat* nel peggiore.

La Corte dei Conti dunque parla chiaro: bisogna tagliare ancora. Tutti i servizi esternalizzati svolti dalle coop (tra cui cultura e sport) interrotti durante il lockdown riprenderanno le loro attività? Serviranno questi sacrifici che si protraggono oramai da 8 lunghi anni persoddisfare il vorace creditore?

Ma il problema non è solo il debito, di cui ovviamente i cittadini non conoscono da dove provenga e se veramente avrebbe inficiato le casse comunali, ma la scelta di ripagarlo e soprattutto l’optare per uno strumento dubbioso come il piano di riequilibrio economico e finanziario che mette la città alle corde per lunghi 10 anni, invece di 5 se fosse stato scelto il dissesto.

 

Cap 3)

Sotto silenzio è passata la sentenza della Corte costituzionale n. 18 del 2019 che per la prima volta ha riconosciuto alla Corte dei conti la legittimazione a sollevare questioni di costituzionalità nell’esercizio delle funzioni di controllo sui bilanci e sugli equilibri finanziari degli enti locali.

Una sentenza che vale per i comuni che hanno avuto accesso al ripiano del “disavanzo” e che colpisce pesantemente chi come gli amministratori locali hanno pensato di appoggiarsi troppo a questa stampella. Il Comune  di Frosinone nel 2015 ha ri-effettuato il riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi (che aveva già fatto definitivamente (sigh!) nel 2013 per avere diritto al rientro del debito con il piano di riequilibrio economico finanziario), proponendo un ripiano nell’arco di trenta anni (27 milioni a ca €900 mila l’anno fino al 2045).

Alla Corte Costituzionale la possibilità di ripianare il disavanzo pare troppo dilatato ben oltre il ciclo triennale di bilancio, allungando, in modo assolutamente anomalo, i tempi di rientro, ledendo una serie di principi consustanziali alla sana gestione finanziaria. L’equilibrio del bilancio sarebbe alterato per l’intero trentennio, durante il quale sarebbero consentite spese correnti oltre la dimensione delle risorse di parte corrente. Ma va!?!

La Corte suppone che non ci sia stato un utilizzo solo troppo disinvolto, ma che alcuni comuni avrebbero ridotto in via unilaterale la dimensione degli accantonamenti finalizzati al rientro del deficit e si assoggettano a un nuovo accertamento di debiti fuori bilancio. L’effetto congiunto dei due fenomeni contabili sarebbe quello di allargare, anziché ridurre, il disavanzo e di rendere praticamente impossibile l’attuazione del piano senza una manovra correttiva idonea a riportare in simmetria le risorse di parte corrente e la correlata spesa.

Si consentirebbe in modo irragionevole e contraddittorio di mantenere inalterato il piano di pagamento dei creditori e di fruire di un allargamento della spesa corrente fino al limite temporale dei trenta anni, in misura pari al minore accantonamento conseguente alla dilazione trentennale.  

Le parole della Corte Costituzionale, si riferiscono anche al Comune di Frosinone? Alcuni pensano di sì, come lo pensarono nel 2015, quando all’Amministrazione furono fatte pubblicamente 10 domande in merito, rimaste senza conseguenza.

Nel migliore dei casi quindi l’”avveduta” Amministrazione dovrà ridefinire il piano di rientro dei 27 milioni del disavanzo oggi previsto in 30 anni in un considerevole numero minore di anni. Evviva!

E così alle indicazioni della Corte dei Conti bisognerà aggiungere un nuovo piano ovviamente più oneroso, come indica la Corte Costituzionale.

 

EPILOGO

8 anni di sacrifici per i cittadini che forse non eviteranno il dissesto che allungherà i sacrifici di altri 5 anni. Centinaia di licenziamenti e riduzioni di servizi e ore lavorate. Tasse al massimo. Servizi in mano a dubbiose società che privilegiano predatoriamente il profitto.

Nel frattempo Frosinone è abbandonata dai giovani, è tra le prima città più inquinate, ha il triste primato del centro storico più svuotato tra i capoluoghi, ha 8000 cittadini a cui manca troppo mese per il reddito che hanno, è preda di loschi affari, di gang libere, di un sostanziale scudo della sempiterno classe dirigente che non paga né elettoralmente né penalmente i propri misfatti. 

E non è finita qui.

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